giovedì 2 aprile 2009

Lettera D (poesia di Duccio Monfardini)

LETTERA_D

Sta suonando il telefono,
nel buio della mia stanza
appena sporcato dalla luce timida
del giorno rinchiuso là fuori.
Solitamente mi darebbe fastidio
il trillo invadente che insiste e mi chiama,
obbligandomi a compiere una serie di azioni
fra il faticoso e l’inutile,
almeno nel novanta per cento dei casi.
Ma oggi non ho voglia di stare completamente solo,
e rispondo.
“Pronto? ”
“Pronto, sono Cinzia, chiamo da un istituto di indagini di mercato, le rubo soltanto due minuti”
“Soltanto? Le sembrano pochi? Potrei scrivere una poesia in due minuti, o finirmi una birra, o magari farmi una sega”
Ogni uomo ha a disposizione un limitato numero di minuti,
due potrebbero essere pochi,
è vero,
ma potrei non arrivare mai al terzo.
“Prego? ”
“Quale Dio? ”
“Forse dovrei richiamarla in un altro momento”
“O forse no, Cinzia. Spara dai”
“…”
“Dimmi tutto Cinzia, su cosa indaghi? ”
“Vo.. volevo sapere se le sono stati consegnati in tempo gli elenchi del telefono”
In tempo per cosa,
ho pensato.
Certo,
in quel vasto agglomerato di nomi,
in quell’umanità stampata su carta riciclata,
ci sarà senz’altro qualcuno ancora vivo,
qualcuno da chiamare,
qualcuno a cui Cinzia ha posto la stessa fottuta domanda.
“Certo Cinzia, sono già arrivato alla F”
“Be be bene signore…e e mi scusi ma vorrei sapere se la sua abitazione è in un luogo isolato, in periferia o nel centro di una città”
È su Marte,
su un altura,
su un’isola deserta piena di elenchi bianchi,
-fredde pagine sfogliate da un vento curioso-
su un treno che non si ferma mai,
su un cavallo marrone,
me la porto sulle spalle,
è l’appartamento sopra casa tua Cinzia,
anzi, ti dirò di più,
vivo sotto al tuo letto e ti sento
respirare tutte le notti,
sento il tuo muoverti leggero
e il tuo russare sopito.
“Abito in centro Cinzia, in pieno centro”
“Grazie, buonasera e mi scusi per il disturbo”

“Prego”
qualche volta,
soprattutto quando ho paura,
chiamo DIO con tutto il fiato che mi resta,
ma sembra non ascoltarmi.
Oppure ho sempre sbagliato numero.

D

Niente, nessun DIO.

Chiamerò qualcun altro.

Duccio Monfardini

http://www.poesieracconti.it/poesie/opera-32383

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